Risolvere un problema

Non possiamo risolvere un problema con la stessa mentalità che l’ha generato. (Albert Einstein)

Quante volte ci siamo trovati a prendere una decisione perchè avevamo un problema da risolvere.

S.r.l. – Abolita in un attimo

Carissimi amici,

prendo spunto da un articolo, pubblicato sul Sole 24Ore, per invitarvi a riflettere nel caso vogliate avviare una S.r.l. o, se siete già in questa situazione, riflettere su una certezza durata molti anni e ormai sfumata.

Quante volte abbiamo pensato che il modo migliore di poter salvaguardare il nostro Patrimonio Personale fosse quello di pensare ad una Società a Responsabilità Limitata, o meglio ancora ad una Semplificata?

Quante volte, abbiamo riflettuto su quale fosse la soluzione migliore per creare una nostra attività e non estendere il rischio di impresa al nostro Patrimonio Personale, magari generato nel tempo con sacrifici o ereditato dai tuoi genitori?

Ecco che allora mentre tu sei concentrato sulla tua attività e pensi di avere preso la migliore soluzione possibile, qualcuno, pensando di farti un favore parlando di Cultura d’Impresa, sconvolge i tuoi piani.

Tutto ciò nasce ovviamente dal fatto che l’Agenzia delle Entrate, in caso di insolvenza da parte della S.r.l., non si trovi con un pugno di mosche in mano e non poter recuperare quanto dovuto dalla Società.

Onde per cui il Patrimonio dell’Amministratore e dei Soci diventa attaccabile.

Ma, come sempre, c’è un … Ma!

Prima che la Società arrivi ad essere insolvente, lo Stato dice all’Amministratore: “Devi poter monitorare alcuni indici di bilancio che dovrai monitorare costantemente e verificare se questi ti danno delle avvisaglie sulla crisi della tua impresa, perchè se cosi è, dovrai introdurre delle soluzioni affinchè tu non arrivi ad un livello di insolvenza verso i tuoi creditori sociali.

Per farla breve:

Cerca di capirlo prima, altrimenti paghi con il tuo Patrimonio Personale.

Carissimi amici,

questo articolo vuol essere uno spunto per darvi la possibilità di riflettere sulla vostra impresa e di poter eventualmente approfondire se possa riguardare la vostra reatà.

Consentitemi comunque una breve licenza di carattere leggermente politico e privo da qualsiasi riferimento di partito.

Una strategia politica di Crescita del Paese mi piace pensarla volta ad incentivare le Piccole e Medie Imprese, in qualsiasi forma giuridica siano esse s.r.l. o s.a.s. o ditte individuali.

Sono la vita e la spina dorsale e fonte a volte di occupazione giovanile.

Le nostre piccole imprese dovrebbero essere incentivate e incoraggiate a fermare i giovani evitando fughe di questi verso altri Paesi creando ricchezza altrove.

Ho la vaga impressione che questo impianto legislativo vada esattamente dalla parte opposta. E’ un impianto che parte lontano e che ha riguardato vari governi e colori politici.

Spero che qualcuno riesca a scoprire da dove spira il vento favorevole della crescita.

“L’autore di questo post è Costantino Ferrara, vice presidente di sezione della Commissione tributaria di Frosinone, già giudice onorario del Tribunale di Latina, presidente Associazione magistrati tributari della Provincia di Frosinone di cui ti riporto link; Sole 24 Ore del 13/2/2020

Altri riferimenti.

Sole 24 ore del 2/4/2019 – Allerta c’è la crisi

Le PMI in Italia

E adesso?

Quante volte ci siamo trovati a non sapere quale direzione prendere?

Molto spesso ci troviamo di fronte a dovere decidere su un qualcosa di importante che riguarda sia la sfera personale che la nostra attività professionale.

Veniamo colti da infiniti dubbi:

  • Cosa faccio?
  • Cosa succede se…
  • Aspetto un attimo e vediamo…
  • Ho sempre fatto così, perchè adesso devo…

In altre parole siamo ad un bivio, lasciare che il “destino” ci pensi, o tocca a noi agire?

Fin qui, sembrerebbe non esserci nulla di nuovo, ma mi viene in mente in questo momento una bellissima citazione del nostro Albert Einstain:

Non possiamo risolvere un problema con la stessa mentalità che l’ha generato.

Cosa voleva dirci? Semplicemente voleva abituarci a staccarci per un attimo da noi stessi, dalle nostre convinzioni, dai nostri preconcetti, dal nostro modo abituale di guardare la realtà e vederci da un’altra prospettiva.

In poche parole allontanarci un attimo dal come siamo ed entrare in un’altra persona che ci guarda e ascolta.

E’ bello tutto questo ed è anche facile dirlo. Ma come faccio io ad alzare la mia visione, come fa un drone, e vedermi da un’altra angolazione?

Come faccio a salire virtualmente insieme al drone e vedermi?

Vedrei insieme con lui la strada giusta e la giusta decisione da prendere, scoprirei dall’alto la strada migliore. Se sono in alto so dove va e posso orientarmi.

Non è facile. Ci vuole molto allenamento. Provate ad immaginare un amico che vi suggerisce di prendere una decisione contraria alla vostra più ferrea convinzione.

Al di là delle caratteristiche personali, più o meno inclini al confronto, provate a pensare che la strada giusta sia proprio quella che voi non prendereste mai per nessun motivo.

Cosa fare?

Nel prossimo articolo cercheremo di mettere a fuoco alcuni passaggi che possono aiutarci nelle nostre continue sollecitazioni a determinare quale sia la strada giusta per la nostra azienda quando ci troviamo di fronte ad un problema.

Solitamente cerchiamo di decidere quando il problema si presenta a noi evidente. Il più delle volte siamo portati a rispondere o decidere più o meno con immediatezza. Prima lo affronto, e prima ho un problema in meno.

Ma quel momento è il meno ideale. Perché?

Perché quel momento arriva quando siamo sempre immersi nella nostra quotidianità e non riusciamo a liberare la mente dai nostri numerosi preconcetti che pilotano la nostra mente logica.

La risposta che diamo al problema è sempre condizionata dal contesto nel quale si è creata.

Ma è la risposta giusta, la direzione corretta da intraprendere?

Come faccio a crearle il contesto ideale per focalizzare le mie migliori energie sulla soluzione?

Non c’è altro modo che non affrontarla in quel momento.

Trovare uno spazio temporale fuori dal mio contesto quotidiano e provare a darmi delle risposte.

Devo saper entrare in una bolla, se volessimo immaginarla, come una schermatura virtuale dove immaginarci con la decisione da prendere e provare ad elencare alcune proposte di soluzione.

ISTAT – L’apparecchio nel paniere

Carissimi amici,

L’apparecchio acustico nel Paniere…

Ahimè se ne sono accorti!

Ebbene, l’Istat ha aggiornato il paniere 2020 scoprendo solo ora che più di 7 milioni di italiani fanno uso di apparecchi acustici.

Cosa dire?

Una cosa è certa, qualcuno ha pensato che l’apparecchio acustico può incidere sul nostro tenore di vita, ma una domanda sorge spontanea:

“… Cosa è cambiato ora perchè qualcuno si sia accorto che l’apparecchio acustico sta incidendo sui comportamenti di acquisto degli Italiani?”

Se pensiamo che gli occhiali sono stati inseriti nel paniere Istat nel 2000, come mai solo ora, dopo 20 anni, ci si accorge degli apparecchi acustici?

Non è facile entrare nella mente della commissione che decreta l’uscita o l’entrata dei prodotti nel paniere.

Sicuramente qualche visionario deve esserci.

Però, a prescindere dalle ragioni ispiratrici dell’ISTAT, qualche ipotesi possiamo avanzarla.

Se in commissione Istat se ne è parlato, allora vuol dire che qualcuno si è accorto che esistono, e che forse sono cosi tanti nel Paese che vale la pena considerare l’apparecchi acustico ormai un elemento entrato nelle abitudini degli Italiani.

Forse un oggetto che spaventa di meno e che abbatte il preconcetto della vecchiaia anticipata.

Beh, saranno pure passati 20 anni, ma finalmente qualcuno se ne è accorto.

Questo vuol dire che la maggior parte degli Italiani inizia a pensare che l’apparecchio acustico può risolvere il suo o i suoi problemi. Se in passato bastava alzare un pò il volume della televisione, ora qualcosa di veramente è cambiato.

Non posso neanche pensare che quelli della commissione Istat si siano accorti che i rimborsi Asl, cioè gli euro che l’Asl deve riconoscere al cliente avente diritto, sono fermi al DL del 27/8/1999, e quindi fermi da 20 anni.

Sicuramente avranno anche fiutato che i prezzi al pubblico sono ben diversi dai rimborsi ASl.

Mi piace pensare positivo.

Vorrei osare nel dire che c’è più consapevolezza nelle persone ipoacusiche e quindi pensare che negli anni sono notevolmente aumentate le persone che ricorrono all’apparecchio acustico, tanto da diventare un Popolo rappresentativo.

Beh, io mi sentirei di dirlo, anche con le dovute cautele, non possiamo dire che oggi non c’è chi pensa di risolvere il problema con una tacca di volume in più o con un bel: “scusa puoi ripetere?”.

A questo si contrappone sicuramente campagne di  comunicazione sane e corrette, mettendo in evidenza magari il rischio di demenza, di isolamento sociale e di rischi legati a sintomatologie più severe.

Queste campagne sono ben raccontate dai Centri Acustici Indipendenti, molto più orientati loro al benessere della persona che alla vendita di un prodotto.

La comunicazione sociale si è un pò spostata dal prodotto e/o dal prezzo, andando più nella direzione delle conseguenze sociali sulla persona, sulla prevenzione e sul bene del cliente.

“Cosa accade nella tua vita e quali conseguenze possono esserci in te se non risolvi il tuo problema?” Si sente dire.

Certo c’è ancora chi insiste sulla prova gratuita di un mese per convincere la persona che è una buona strada da percorrere, piuttosto che pensare e focalizzarsi sui suoi bisogni.

Lasciando tra l’altro al cliente esprimersi se va bene o no come se bastasse un mese a riattivare le componenti celebrali associate all’udito. Tempo assolutamente insufficiente per una sana riabilitazione.

Ma questa è un’altra storia, lasciamola alle Grandi Catene, che ne sta facendo tuttora uso.

In un caso o nell’altro, a prescindere dalla qualità della comunicazione e del marketing adottata dai Centri Acustici un fatto è certo.

Se ne parla.

Più di prima.

Qualcuno se ne accorto…

l’ISTAT.

Ben fatto.